La nostra storia
La storia della famiglia De Rosa come artisti della pietra ha radici antiche: tutto ebbe inizio con Alessandro De Rosa (1868-1950),nato e cresciuto a Castellana Grotte (BA) dove già lavorava la pietra , sue sono infatti molte opere di arte sacra, come "la croce con madonna in preghiera" posta al di sopra di una cappella privata, presso il cimitero locale. Il giovane Alessandro si trasferì a Pignola per un lavoro commissionatogli, qui prende moglie ed ha dodici figli, fra cui Guido De Rosa (1905-1995).
Crescendo, Guido affina l'arte della scultura e porta le proprie capacità di artigiano a livelli di eccellenza. In seguito la famiglia si trasferisce a Marsico Nuovo, dove inizia l'attività di estrazione diretta della pietra locale. E' in questo periodo che viene costruito l'edificio sito al n.46 di Viale Regina Margherita in Marsico Nuovo , all'interno del quale potete trovare ancora oggi gli uffici espositivi di De Rosa Marmi. Successivamente Guido si sposa con Carmela Petrone, di Brienza (PZ), paese in cui si trasferirà per un breve periodo, ed ha tre figli,Giuseppina,Alessandro e Rocco.
Ai due figli maschi tramanderà la propria arte, ed insieme a loro proseguirà l'attività di estrazione della pietra fino al 1965-1970.
I resti delle cave, ormai abbandonate, sono visibili ancora oggi. Le zone di estrazione, tutte site nei confini di Marsico Nuovo, erano essenzialmente tre: Valico decolla,c.da Castel di lepre e C.da Cappuccini. La pietra cavata presso la Decolla e Castel di lepre era caratterizzata da un colore grigio chiaro e venature oblunghe di colore verde scuro. Il verso oblungo delle venature rendeva necessario squadrare i blocchi in sezioni lunghe e relativamente sottili, adatte alla realizzazioni di soglie e gradini. La pietra cavata presso C.da Cappuccini, invece, era meno sconnessa, dal colore grigio più chiaro e veniva squadrata in blocchi più spessi ma meno lunghi. Veniva quindi usata spesso per realizzare sezioni di portali.
La tecnica di estrazione era essenzialmente la stessa per tutte le cave, venivano praticati dei fori allineati lungo la linea di taglio profondi circa 50 cm. I fori erano realizzati colpendo e ruotando contemporaneamente uno scalpello molto lungo, secondo lo stesso principio di erosione di una punta da trapano. Successivamente i fori erano riempiti con esplosivo in polvere o in candelotti e ricoperti di creta e siggillati poi con tappi di legno, da cui fuoriscivano lunghe micce di accensione. Veniva dato fuoco alle micce e si generava così una lesione continua facendo distaccare il blocco di pietra. I blocchi venivano fatti rotolare lungo il fianco della collina e poi caricati su carretti e trasportati fino al laboratorio dove venivano lavorati.
Oltre alla pietra da costruzione veniva cavata un tipo di pietra detta "surama" o "pietra morta", che pur essendo più sdrucciolevole, trovava applicazione nella realizzazione di caminetti, in particolare per i pezzi adiacenti al focolare, in quanto era resistente alle alte temperature. Questa pietra , dal colore brunito piuttusto opaco, veniva utilizzata anche come "smeriglia" dagli arrotini che si occupavano dell'affilatura di scalpelli e arnesi da taglio.
Crescendo, Guido affina l'arte della scultura e porta le proprie capacità di artigiano a livelli di eccellenza. In seguito la famiglia si trasferisce a Marsico Nuovo, dove inizia l'attività di estrazione diretta della pietra locale. E' in questo periodo che viene costruito l'edificio sito al n.46 di Viale Regina Margherita in Marsico Nuovo , all'interno del quale potete trovare ancora oggi gli uffici espositivi di De Rosa Marmi. Successivamente Guido si sposa con Carmela Petrone, di Brienza (PZ), paese in cui si trasferirà per un breve periodo, ed ha tre figli,Giuseppina,Alessandro e Rocco.
Ai due figli maschi tramanderà la propria arte, ed insieme a loro proseguirà l'attività di estrazione della pietra fino al 1965-1970.
I resti delle cave, ormai abbandonate, sono visibili ancora oggi. Le zone di estrazione, tutte site nei confini di Marsico Nuovo, erano essenzialmente tre: Valico decolla,c.da Castel di lepre e C.da Cappuccini. La pietra cavata presso la Decolla e Castel di lepre era caratterizzata da un colore grigio chiaro e venature oblunghe di colore verde scuro. Il verso oblungo delle venature rendeva necessario squadrare i blocchi in sezioni lunghe e relativamente sottili, adatte alla realizzazioni di soglie e gradini. La pietra cavata presso C.da Cappuccini, invece, era meno sconnessa, dal colore grigio più chiaro e veniva squadrata in blocchi più spessi ma meno lunghi. Veniva quindi usata spesso per realizzare sezioni di portali.
La tecnica di estrazione era essenzialmente la stessa per tutte le cave, venivano praticati dei fori allineati lungo la linea di taglio profondi circa 50 cm. I fori erano realizzati colpendo e ruotando contemporaneamente uno scalpello molto lungo, secondo lo stesso principio di erosione di una punta da trapano. Successivamente i fori erano riempiti con esplosivo in polvere o in candelotti e ricoperti di creta e siggillati poi con tappi di legno, da cui fuoriscivano lunghe micce di accensione. Veniva dato fuoco alle micce e si generava così una lesione continua facendo distaccare il blocco di pietra. I blocchi venivano fatti rotolare lungo il fianco della collina e poi caricati su carretti e trasportati fino al laboratorio dove venivano lavorati.
Oltre alla pietra da costruzione veniva cavata un tipo di pietra detta "surama" o "pietra morta", che pur essendo più sdrucciolevole, trovava applicazione nella realizzazione di caminetti, in particolare per i pezzi adiacenti al focolare, in quanto era resistente alle alte temperature. Questa pietra , dal colore brunito piuttusto opaco, veniva utilizzata anche come "smeriglia" dagli arrotini che si occupavano dell'affilatura di scalpelli e arnesi da taglio.
Dopo l'abbandono dell' attività di estrazione, la ditta, affidata al solo Rocco De Rosa, si specializza nella lavorazione di marmi nazionali ed esteri, ormai facilmente reperibili. Oggi De Rosa marmi è direttamente gestita dal suo attuale titolare, Nicola De Rosa, con lo stesso impegno e la stessa passione dei suoi predecessori, ma avvalendosi dei più moderni strumenti.Le opere prodotte negli anni dalla famiglia De Rosa sono innumerevoli ma forse la più rappresentativa è il monumento ai caduti posto ai piedi del municipio di Marsico Nuovo.
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Tutta realizzata in pietra locale, è una cartolina perfetta del paese ed esprime a pieno la nuda bellezza della nostra pietra. Una curiosità: sotto le quattro lastre in marmo dicarrara su cui sono incisi i nomi dei caduti, si trova un unico blocco di pietra di trani su cui avrebbero dovute essere eseguite a mano le iscrizioni. Per rendere più agevole il lavoro e soprattutto per poterlo eseguire presso il laboratorio, fu scelto di rivestire il blocco con le quattro lastre che oggi potete vedere.